Un'esperienza dolorosa

  Quel giorno mi sono seduta sul divano a vedere la televisione.

 

  Qualche ora dopo sentii dei litigi:erano i miei genitori. Mi alzai e vidi delle valigie di fianco alla porta e allora pensai :"Chi se ne sta andando?".

 

  Ad un certo punto vidi mio padre che se ne stava andando via; allora pensai: "E' successo davvero, i miei genitori si sono separati".

 

  Allora mi misi a piangere, e l'unica frase che mi disse mio padre fu:" Tornerò presto...".

 

  Allora sentii un vuoto dentro di me, come se fossi stata abbandonata, nel buio totale. La gioia era sparita.

 

  In quel momento capii che la mia vita sarebbe cambiata per sempre.

 

                                                   Una ragazza

La fede vissuta

  Mio nonno era un Magistrato che ha sempre vissuto senza apparire nelle cronache.

 

  Mio nonno ha vissuto una vita piena di virtù e nella fede. Una fede forte in Cristo.

 

  Era un uomo giusto.

 

  Studiò presso la scuola dei Salesiani e seguiva i passi di don Bosco e amava molto San Francesco da Paola.

 

Lui, nella sua vita, aiutò molte persone, anche in tempo di guerra, come partigiano.

 

  Dopo la sua morte, nel suo studio sono stati trovati tanti scritti di carattere religioso, che testimoniano l'importanza della fede in Cristo per ogni uomo.

 

  In un suo scritto diceva: "La vita è un dono grandissimo, frutto del dono dei nostri genitori, ma soprattutto dell'immenso amore del nostro Signore Iddio".

 

  Per la sua impostazione di vita, a Dicembre gli è stata dedicata una via.

 

  Per me è stato importante il suo messaggio di vita e poter seguire i suoi insegnamenti.

 

                                                      M. D.R

IL SENSO DI UN’ESPERIENZA

Questi ultimi giorni ho guardato il telegiornale e sono venuta a conoscenza di una tragedia, quella avvenuta nel mare di Lampedusa.

In una nave colma di clandestini proveniente dall’Africa, per dare segnali di fumo agli abitati di Lampedusa, i poveri passeggeri hanno bruciato una coperta che poi, per incidente, ha infiammato una parte della nave. Le persone, impaurite, si sono spostate tutte da un lato e la barca è affondata. Molti sono morti (circa 350), altri sono arrivati a nuoto sulla costa e i più fortunati sono stati salvati dai pescatori che li hanno trovati svenuti sui resti del barcone. Come i pescatori, che hanno dimostrato molta umanità e fratellanza, anche altri abitanti dell’isola sono partiti di notte a cercare superstiti.

È triste pensare che queste persone sfuggono dalla guerra in cerca di un posto migiore per vivere, di una dignità, di un lavoro e, in alcuni casi, dei propri cari già recatisi lì. I clandestini sono consapevoli del rischio di morte, ma la disperazione è più forte di tutto e li porta a fare qualsiasi cosa pur di trovare un posto migliore. Decidono quindi di accumulare e poi pagare alte somme di denaro, fino anche anche a € 3000, agli scafisti che, approfittando della loro codizione disperata li fanno salire in massa in barconi privi di sicurezza. Il viaggio può durare diversi giorni ed è pieno di pericoli.

In televisione ho visto i superstiti con volti ancora spaventati per l’esperienza, ma soprattutto scossi dal vedere morire sotto i propri occhi parenti e conoscenti. A Lampedusa ci sono molte bare tra cui bianche, di bambini e ragazzi, ed è “vergognoso” non essere stati capaci di evitare tutto questo dolore.

Ecco, la parola giusta è proprio questa: vergogna. Ed è la parola che papa Francesco, di fronte alla massa di fedeli riunitasi tre domeniche fa in piazza San Pietro, ha usato con toni solenni ed esasperati per descrivere questa tragedia. Questa frase è riferita sia a coloro che giudicano e discriminano questi clandestini come se non fossero persone e non li aiutano che a coloro che non aprono le frontiere europee tra i vari Paesi: spesso gli immigrati raggiungono prima l’Italia (lo Stato più vicino che si affaccia sul mare), per poi rimanere lì o andare a vivere in altre nazioni più a nord. Quesi sempre però vengono bloccati, accusati di reato di clandestinità e messi in carcere.

 

La parola “vergogna” mi è restata impressa in mente e la sento ripetere dentro di me quando al telegiornale continuo a vedere immagini di naufragi e di morte. “VERGOGNA” non ha un significato religioso ma si rivolge con grande efficacia al nostro sentimento più profondo di moralità e umanità e ci fa sentire tanto IN COLPA.

 


 

                Alessandra Palombelli 3D a.s. 2013/14

 

 

1) I miei talenti: My talents are singing and drawing. When I was still a kid, I used to do voice lessons and I was a choir member in our church until I left The Philippines. I started to like drawing when I was a kid. I got this talent from my father and my singing skills from my mother.

 

2) I miei valori (in ordine di importanza): The first thing/person that is important for me is God, because without Him, I wouldn't be here nor my family. The second is my family. I love them so much I don't know what to do without them. Third is my friends, because they also helped me to be who I am today and the fourth is schoolbecause this is a big way to make my parents proud, to see me striving for good grades. Knowing this could be the only way to thank them for all the good things they did for me: for taking care of me since I was a little kid until now, for showing how much they love me no matter what, for everything.

 

3) I miei modelli e perchè?: My Life models are my parents because they taught me how to be a good person, how to forgive people no matter how much they have hurt you, to appreciate simply things and be contented with it and this is real life, not an excellent movie.

 

4) “Voglio una vita realizzata” “io voglio vivere per-“: I want to live for my family, for God and for everyone I love. I want to see what I would do in the future. I want to see everyone smiling and happy. I want to be with my parents until the day they’ll be gone. I want my life to be good. I still want to reach my dreams and have my own family, see my future kids growing. I want my life to be perfectly imperfect   

                                                     

                                                                      una ragazza di terza a. s. 2013/14

 

 

Se ci soffermiamo a pensare a come migliorare il mondo ci accorgiamo che ci sono tante cose che non vanno e che ci fanno star male come la guerra,la fame,la povertà, il razzismo e la violenza.
Per noi ragazzi sono problemi talmente grandi che non possiamo fare altro che fare ognuno la nostra parte e portare il nostro contributo nella vita di tutti i giorni.
Cercare per esempio di essere tutti amici per combattere la solitudine e avere tutti la stessa voglia di pace e giustizia.
Ci basta guardarci attorno e fare anche una piccola cosa per chi ci sta vicino. Basta anche solo un sorriso per chi magari è triste e non sa più sognare.
Mi ricordo che mio nonno mi diceva sempre che se si smette di sognare si smette anche di vivere e che tutto quello che si sogna si può realizzare se ci mettiamo il cuore. Io voglio crederci e fare ogni cosa col cuore perché la violenza e le guerre non si combattono con altra violenza,ma con l'amore e il rispetto per ogni essere umano. Se al contrario ognuno di noi pensa solo a se stesso senza credere che niente può cambiare,tutto andrà sempre peggio e le cose brutte non avranno mai fine.

                                 

                                      Nikolas Bellino  1B a.s. 2013/14