LE REGOLE ALIMENTARI DELLE RELIGIONI

Le prescrizioni alimentari dettate dalle religioni sono materia delicata e complessa. Qualche cenno generale potrebbe comunque tornare utile come linea guida generale.

Ebraismo

La religione ebraica distingue tra cibi puri e impuri.

  • Sono considerati cibi impuri e quindi vietati la carne di maiale o di animali che non abbiano lo zoccolo tagliato, la selvaggina, i crostacei e i molluschi. Vietato è anche cuocere insieme carne e latticini o consumarli nello stesso pasto (anche le stoviglie con cui vengono preparati vanno tenute separate).
  •  Sono invece permessi tutti i vegetali, il pesce e i volatili come pollo, tacchino ed oca. La carne animale può essere consumata solo se prima viene sottoposta alla macellazione rituale, immersa nell'acqua per mezz'ora, quindi sotto sale per un'ora e poi risciacquata.

Cristianesimo

Il Cristianesimo non prevede limitazioni alimentari. L'unico divieto è quello relativo al consumo di carne e insaccati nei venerdì di Quaresima, il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. In questi ultimi due giorni, è incluso anche il digiuno ed è quindi consigliabile individuare altre date per organizzare una cena se sapete che i vostri ospiti sono particolarmente attenti alle prescrizioni cristiane.

Islamismo

Ai musulmani è vietato:

  • mangiare sangue animale
  • mangiare carne di maiale; di cammello; o di animale trovato senza vita ma anche granchi o animali anfibi come le rane;
  • bere alcolici o utilizzare nelle preparazioni bevande fermentate.

Non vi sono divieti riguardo l'abbinamento dei cibi o al consumo di legumi e cereali.
Durante il mese del Ramadan. (da ramada, ardente), da due ore prima dell'alba a due ore dopo il tramonto è previsto il digiuno, ad eccezione dei bambini esentati fino alla pubertà.
Durante i pasti si deve utilizzare la mano destra, perché la sinistra è considerata impura. Gli Sciiti ed i Sufi considerano l'alimentazione vegetariana come una regola di vita.

Induismo

Gli induisti, ritenendo sacra ogni forma di vita animale e sono quindi rigorosamente vegetariani. In particolare la mucca è considerata sacra. L'alcol è proibito ai bramini, i sacerdoti, mentre è ammesso, con moderazione, per le altre persone. Prima di mangiare ci si fa il bagno e ci si cambia. Durante le vigilie di numerose ricorrenze sacre è previsto il digiuno: verificate questa evenienza e nel caso valutate l'opportunità di cambiare giorno.

Buddismo

Secondo la regola del Buddha essere vegetariani è indispensabile per raggiungere saggezza e compassione. Tuttavia dopo la sua morte i discepoli ammorbidirono questa posizione e i buddisti di oggi non hanno limitazioni particolari. Solo i monaci Zen hanno mantenuto un regime alimentare rigorosamente vegetariano.

Scheda 2 Le norme alimentari


Nella Torah sono presenti criteri che regolamentano l’alimentazione ebraica, che classifica i cibi in proibiti o leciti – kashèr o kósher- dando vita all’insieme di norme alimentari detta kasherut. Principalmente le regole alimentari ebraiche permettono il consumo degli animali di terra con l’unghia fessa e la ruminazione, i volatili, tranne i notturni e i rapaci e quelli d’acqua con pinne e squame. Gli animali, esclusi i pesci, devono essere uccisi secondo la procedura della shechitàh, atta a eliminare più sangue possibile. Essa consiste nel taglio della trachea e dell’esofago, con una lama affilatissima. Inoltre non è lecito consumare la carne e il latte (o latticini) nello stesso pasto, sulla base di un versetto del Deuteronomio che recita: Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre. ( Dt 14,21) È necessario, inoltre, che passino almeno sei ore dal consumo di uno dei due alimenti prima di potersi cibare dell’altro. Alcuni fedeli preferiscono utilizzare recipienti e stoviglie distinti. È anche preferibile non cibarsi di pietanze preparate con carne e pesce insieme. Il consumo di bevande alcoliche è lecito ma viene considerato kashèr solo vino prodotto secondo una lavorazione rispettosa di tutte le norme ebraiche, dal momento della spremitura dell’uva fino all’apertura della bottiglia.


Il Cristianesimo, sebbene nato dal ceppo ebraico, non ha fatto propri i divieti alimentari della Torah. Gesù dice: Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo. (Mc 7:14) Nella prima lettera ai Corinzi San Paolo affronta ancora il tema del cibo, soffermandosi sulle carni “immolate al sacrificio”: Tutto è lecito! Ma non tutto è utile! Tutto è lecito! Ma non tutto edifica. Nessuno cerchi l’utile proprio, ma quello altrui. Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza, perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene. Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dicesse: “È carne immolata in sacrificio”, astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza; della coscienza, dico, non tua, ma dell’altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui? Se io con rendimento di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie? (I Co 10:25-30) Ci sono inoltre alcuni accorgimenti che prevedono l’attenzione verso ciò che gli altri considerano lecito o meno. Nella sua epistola ai Romani, Paolo scrive: Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. Guardati perciò dal rovinare con il tuo cibo uno per il quale Cristo è morto! Non divenga motivo di biasimo il bene di cui godete! Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. (Rm 14:2-4, 14-17) Va detto però che, nel complesso panorama cristiano, esistono alcuni filoni, come quello avventista, che scelgono di sostenere un’alimentazione lacto-ovo-vegana.


Nell’Islam la moderazione nel cibarsi viene prescritta dal Corano: Mangiate e bevete ma senza eccessi, ché Allah non ama chi eccede. (Sura VII, 31) Il Corano impedisce il consumo di alcune carni animali, ma nomina con precisione quella del maiale. Come già visto, inoltre, proibisce che vengano consumate le carni sulle quali non sia stato invocato il nome di Dio. Da questo derivano una serie di norme alimentari che stabiliscono che è halal, lecito, e ciò che è haram, interdetto. Non ci sono particolari divieti per piante, frutti e semi. Sono permesse tutte le creature acquatiche dotate di squame tolte dall’acqua ancora vive, quindi non morte per cause naturali. Sono considerati halal gli animali di terra con lo zoccolo fesso, come mucche, cammelli, pecore e capre. È possibile cibarsi anche di animali selvatici come gazzelle e cervi. È permesso il consumo degli uccelli ricoperti di piume che non posseggono artigli, come il pollo e il tacchino. È invece haram mangiare carne di maiale, di rettili, anfibi, rapaci, insetti e animali che posseggono denti canini. Tutti gli animali considerati leciti devono però essere uccisi secondo la macellazione rituale halal, che implica il taglio simultaneo della giugulare, carotide e trachea, con un coltello di ferro molto affilato. Inoltre, seguendo le indicazioni contenute nella Sunna, colui che compie l’azione della macellazione deve essere musulmano, pronunciare il nome di Allah nel momento del taglio, accertarsi della fuoriuscita del sangue. L’animale, invece, deve mostrare buoni segni di vita ed essere in salute al momento della macellazione ed essere rivolto verso la Ka’baa (Mecca). È bene inoltre osservare alcuni atti quando si è a tavola, come quello di raccogliere e mangiare i pezzetti di cibo che eventualmente cadono sulla tovaglia, masticare a lungo, usare la mano destra. Non è opportuno, ad esempio, soffiare sul cibo per raffreddarlo, gettare un frutto senza averlo completamente mangiato e sbucciare la frutta che è possibile mangiare con la buccia. Le bevande alcoliche sono proibite: Ti chiederanno del vino e del gioco d’azzardo. Di: “in entrambi vi è grande peccato, unito ad un piccolo vantaggio per l’essere umano; ma il male è molto maggiore del vantaggio”. (Sura Al Baqarah, 2; 219) Viene quindi considerato intossicante bere alcolici, così come è haram mangiare ad una tavola dove essi vengono serviti.


Nel Buddhismo non esistono veri e propri divieti riguardo il cibo, bensì raccomandazioni. Anche se non è direttamente prescritta, l’astensione dalla carne è considerata come un valore finalizzato a salvare la vita a un essere senziente: Mangiare carne spegne il seme della grande compassione. ( Mahaparinirvana Sutra) Nel 55° discorso del Buddha, tratto dal testo Pali, egli parla in maniera negativa del consumo di carne, specie se “visto, sentito o sospettato”, quindi quando il cibarsi di animali è un atto consapevole. Inoltre è bene evitare di alimentare meccanismi di eccessiva commercializzazione del cibo, come ricorda una frase del XIV Dalai Lama: Gli animali uccidono solo quando hanno fame e questo è un atteggiamento assai diverso da quello degli uomini, che sopprimono milioni di animali solo in nome del profitto. Vi sono quindi diverse interpretazione del principio buddhista di astenersi dall’uccidere o nuocere altri esseri viventi. C’è chi scegli uno stile di vita vegetariano, chi invece consuma anche le carni solo nella misura necessaria, senza però prendere parte al processo di uccisione degli animali.


Le tradizioni religiose che fanno capo all’Induismo condividono generalmente la dottrina della nonviolenza – ahimsa, privilegiando quindi un’alimentazione senza carne. La pratica più diffusa è il vegetarianesimo e, ove possibile, il veganesimo, che vieta anche il consumi dei derivati animali. Ci sarebbero anche altre motivazioni a sostegno del non consumo di carni animali: sembrerebbe infatti, secondo la spiritualità induista, che la paura e l'aggressività provate dall'animale durante l'uccisione si imprimano profondamente nelle sue carni. Questo porterebbe chi ne consuma a sviluppare tratti animaleschi, in conseguenza alla legge di causa-effetto del karma. Ciò non sarebbe quindi conforme alla legge del dharma, in cui numerosi Veda chiamano l'uomo a trascendere la propria natura animalesca. Come noto a molti, la vacca è un animale sacro, di cui in India è proibito il consumo anche dall’articolo 48 della Costituzione. Ci sarebbero diverse ragione che spiegherebbero il divieto, prima fra tutte l’estrema utilità dell’animale nell’arare i campi e per la concimazione. Inoltre, alcune divinità hindu sono associate a un toro, come Shiva, o a una vacca, come Krishna, che ne è il guardiano. In più, anche la figura materna è associata alla vacca; infatti, come la madre nutre i suoi figli, anche la mucca produce alcuni elementi centrali, come il latte e il burro, essenziali, oltre che per l’alimentazione, anche per le offerte, puja, alle divinità. Ogni elemento della vacca è utile all’uomo. Con lo sterco e l’urina, infatti, si provvede alla pulizia e alla cura degli ambienti antistanti agli edifici sacri. Infine, secondo il testo Bhagavad gita, è vietato il consumo di cibi come aglio e cipolla, nonché di bevande alcoliche; sostanze che altererebbero la lucidità della mente.


Anche il Sikhismo segue delle precise regole alimentari, prescritte dal libro sacro Guru Granth Sahib, che indicano delle posizioni per lo più vegetariane: Se dite che Dio risiede in tutti, perchè uccidete una chioccia? (Guru Granth Sahib, 1375) Se sangue o carne sono consumati da un essere umano, come può il suo cuore essere puro? (Guru Granth Sahib, 140) Inoltre è proibito fumare e bere alcolici, in quanto sostanze che alterano la mente e danneggiano la salute dell'uomo.