Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d'ospedale.
A uno dei due uomini era permesso mettersi seduto sul letto, per un'ora ogni pomeriggio, per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza.
L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato.
Infine i due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore. Parlarono delle loro mogli e delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto.
Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra.
L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto.
Le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano
navigare le loro barche giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza.
Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena.
In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando. Sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda, poteva vederla con gli occhi della sua mente così come l'uomo dalla finestra gliela descriveva.
Passarono i giorni e le settimane.
Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera diventò molto triste e chiamò gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio, e dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo. Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere per la prima volta il mondo esterno.
Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra vicina al letto. Essa si affacciava su un muro bianco. L'uomo chiese all'infermiera che cosa poteva avere spinto il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra. L'infermiera rispose che l'uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro "Forse, voleva farle coraggio" disse.
Vi è una tremenda felicità nel rendere felici gli altri, anche a dispetto della nostra situazione. Un dolore diviso è dimezzato, ma la felicità divisa è raddoppiata.
Se vuoi sentirti ricco conta le cose che possiedi che il denaro non può comprare.
SEI PICCOLE PAROLE...
Intorno alla stazione principale di una grande città, si dava appuntamento, ogni giorno e ogni notte, una folla di relitti umani: barboni, ladruncoli, marocchini e giovani drogati.
Di tutti i tipi e di tutti i colori. Si vedeva bene che erano infelici e disperati.
Barbe lunghe, occhi cisposi, mani tremanti, stracci, sporcizia.
Più che di soldi, avevano tutti bisogno di un po’ di consolazione e di coraggio per vivere. Ma queste cose oggi non le sa dare quasi più nessuno.
Colpiva, tra tutti, un giovane, sporco e con i capelli lunghi e trascurati, che si aggirava in mezzo agli altri poveri naufraghi della città come se avesse una sua personale zattera di salvezza.
Quando le cose gli sembravano proprio andare male, nei momenti di solitudine e di angoscia più nera, il giovane estraeva dalla sua tasca un bigliettino unto e stropicciato e lo leggeva.
Poi lo ripiegava accuratamente e lo rimetteva in tasca.
Qualche volta lo baciava, se lo appoggiava al cuore o alla fronte.
La lettura del bigliettino faceva effetto subito.
Il giovane sembrava riconfortato, raddrizzava le spalle, riprendeva coraggio. Che cosa c'era scritto su quel misterioso biglietto?
Sei piccole parole soltanto:
"La porta piccola è sempre aperta". Tutto qui.
Era un biglietto che gli aveva mandato suo padre.
Significava che era stato perdonato e in qualunque momento avrebbe potuto tornare a casa. E una notte lo fece.
Trovò la porta piccola del giardino di casa aperta.
Salì le scale in silenzio e si infilò nel suo letto.
Il mattino dopo, quando si svegliò, accanto al letto, c'era suo padre.
In silenzio, si abbracciarono.
Il biglietto misterioso spiega che c'è sempre
una piccola porta aperta per l'uomo.
Può essere la porta del confessionale,
quella della chiesa o del pentimento.
E là sempre un Padre che attende.
Un Padre che ha già perdonato
e che aspetta di ricominciare tutto daccapo...
Grazie per la Tua Attenzione
PACE E GIOIA NEL CUORE
Fabrizio Artale
Uniti SI Vince...
è COLPA DI DIO…
Un famoso oratore e manipolatore di menti è intento a convincere, con le sue considerazioni e le sue prediche, un’attenta platea di persone che pendono dalle sue labbra... Con gli occhi spalancati e il fiato sospeso i devoti seguaci vengono indottrinati e convinti che Dio è un terribile vendicatore, pronto a scagliare fulmini e disgrazie sui mortali, mentre Gesù, la Madonna e tutti i Santi fanno l’impossibile per trattenere la sua ira.
Il Padreterno segue incuriosito la predica delirante e sta a vedere come va a finire. Ad un tratto, il Santone, acceso di zelo apocalittico, sentenzia: «Ecco, ecco l'ira di Dio! Non avete visto come si è abbattuta su di noi con i suoi castighi? Non avete dunque capito come il terremoto che ha devastato le nostre terre è stata una punizione mandata dal cielo per i nostri peccati?»
Il Padreterno si scuote, si rattrista: «Che dice mai costui?!» e agita energicamente il campanello.
Entra prontamente l'angioletto segretario.
«Fà entrare i miei bambini ed i miei ragazzi!» gli dice con voce alterata.
«Quali? Il Paradiso ne è pieno...»
«Quelli che sono arrivati tutti insieme dall'ultimo terremoto»
Dopo un pò lo studio del Padreterno è pieno di bambini e giovani. E lui a stringerseli tra le braccia, a carezzarli sulla testa, e quelli ad arrampicarsi sulle sue ginocchia e sulle spalle, a posare la guancia contro la sua guancia e la testina sulla sua testa, a tenerlo per le gambe, a carezzargli i piedi, a sedersi sul tavolo e sui libri sparsi dappertutto…
«I miei figli!...» va ripetendo mentre li carezza.
«Io avrei scatenato il terremoto?!... Ma come è possibile che ciò venga detto?!... Non ti ricordi, Ninetto, quanto abbiamo pianto tu ed io, quanto abbiamo faticato ad uscire da sotto quelle pietre?...
E tu, Marietta, dimmi: chi era vicino a te in quel gran buio, a dirti di non avere paura?...
E tu, Giovannino? Ti stringevi forte a me mentre ti reggevo sulle braccia... Adagio, adagio ti portavo fuori e intanto ti cantavo piano, all'orecchio:
"Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla... Pur se andassi per valle oscura, non avrei a temere alcun male, perché Tu sei con me... "
Lo ricordi Giovannino?
E io avrei?!... Oh, gli uomini! Come possono accusarmi di aver procurato la morte di tante creature se con immenso Amore ho sacrificato la vita del Mio Figlio Prediletto per salvarli tutti?
Se guardassero la terra come è bagnata dalle mie lacrime, certe cose non le direbbero!...»
Nei momenti burrascosi della vita
dà ascolto alla SUA promessa:
«Quando attraverserai le acque, io sarò con te
e i fiumi non ti sommergeranno».
CON LUI OGNI TEMPESTA SI PLACHERA'…
Al telefono
Il Padreterno è al telefono da un pezzo, molto attento a quanto dice il suo interlocutore dall'altro lato del filo. Annuisce, sorride, gesticola come se disegnasse nell'aria qualcosa.
L'angiolino segretario socchiude la porta e gli fa cenno che sull'altra linea c'è... Ma il Padreterno fa un gesto con la mano per fargli capire di non interrompere, mentre continua ad annuire, a sorridere e a ridere di cuore.
Il segretario torna nell'altra stanza.
"Il Padreterno è molto occupato" dice "Non lo si può interrompere."
"Ma glielo hai detto che al telefono c'è il Papa?"
"Non me ne ha dato il tempo..." "Prova a farglielo dire dalla Beata Vergine, piccolino" dice il Papa. L'angiolino va a chiamare la Beata Vergine che va, con tutta dolcezza e discrezione, a bussare alla porta dello studio del Padreterno. La socchiude appena. Lui le fa una strizzatina d'occhio e il gesto di pazientare.
La Beata Vergine capisce al volo e richiude dolcemente la porta.
"è impossibile" dice "Si tratta di una persona veramente importante." L'angelo va a riferire al Papa che aspetta all'altro telefono con una certa impazienza.
"Oh, Signore!" supplica il Santo Padre. "Va' a cercare San Giuseppe, fa' entrare in azione Sant'Antonio, vedi se c'è da qualche parte Papa Giovanni... Sbrigati! Sono affari importanti, affari della Chiesa!"
Dietro la porta dello studio del Padreterno si è formata una piccola folla di Santi. Ma non c'è nulla da fare: appena qualcuno socchiude l'uscio, Lui fa cenno di non interrompere e di chiudere.
Finalmente posa il ricevitore e si butta indietro sulla sua poltrona.
"O quella Valentina! Quella Valentina! ... " ride divertito. "Ogni sera mi deve raccontare per filo e per segno che cosa ha fatto in tutta la giornata!"
Suona il campanello. Entra l'angelo segretario.
"Chi era all'altro telefono?" chiede curioso il Padreterno.
"Il Papa." "E ora dov'è?"
"Si è ritirato. Ha detto che andava a rileggersi "La notte oscura" di S. Giovanni della Croce ... "
"Presto, portagli da parte mia questo biglietto."
Parla a voce alta mentre scrive:
"Affido alla carità del Papa Valentina: quattro anni, madre prostituta, padre carcerato, abitazione "baracche dell'Acquedotto Felice". E rassicuralo. Stia contento: il Padreterno gli vuole sempre un gran bene, anche se a volte sembra un pochino distratto...
L'INNOCENZA DEI BAMBINI COMMUOVE IL CUORE DI DIO
E MUOVE LA SUA MISERICORDIA...
Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla.
Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra sé pensò: «Ma tu guarda se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno...». Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò «ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!!». L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà! «Ah!, questo è troppo» pensò e comincio a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa. Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri dispiaceri. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando... nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell'uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio.
LA MORALE:
Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, GUARDA attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!
Esistono 5 cose nella vita che non si RECUPERANO:
Una pietra dopo averla lanciata
Una parola dopo averla detta
Un'opportunità dopo averla persa
Il tempo dopo esser passato
L'amore per chi non lotta
Qualcuno una volta ha detto: «Lavora come se non avessi bisogno dei soldi. Ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire. Balla come se nessuno ti stesse guardando. Canta come se nessuno ti stesse sentendo. Vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra».
IO SONO DALLA TUA PARTE
Durante l'ultima spietata guerra, l'aeroporto di Baghdad e le zone limitrofe si trasformarono in un ammasso di macerie. Tra i lastroni di cemento e le lamiere si udì qualcuno che piangeva. Andarono a vedere. In mezzo ai rottami di un hangar era rimasta in piedi una specie di piccola baracca. Dentro c'era effettivamente qualcuno che singhiozzava. Aprirono la porta. Dentro quella baracca sgangherata c'era Dio. Era lui che piangeva. Nessuno osava far niente. Solo un bambino si avvicinò a Dio. Lo prese per mano e gli disse: "Non piangere. Io sono dalla tua parte".
"Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini,
non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo
come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli"
(Mt 18, 2-4)
UN PO' DI ACQUA NEL BARILE
Il signore di un castello diede una gran festa, cui invitò tutti gli abitanti del villaggio. Ma le cantine del nobiluomo, pur essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete di una schiera così folta di invitati.
Il signore chiese un favore agli abitanti del villaggio: "Metteremo al centro del cortile dove si terrà il banchetto un capiente barile. Ciascuno porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno attingere e ci sarà da bere per tutti".
Un uomo del villaggio (che si credeva furbo), prima di partire per il castello si procurò una borraccia e la riempì d'acqua pensando: "Un pò d'acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se ne accorgerà!". Arrivato alla festa, versò il contenuto della sua borraccia nel barile comune e poi si sedette a tavola.
Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile uscì solo acqua.
Tutti avevano pensato allo stesso modo.
Se siamo scontenti del nostro mondo,
è perché troppi portano solo acqua.
E' vero, non tutto il bene che c'è da fare
a questo mondo devi farlo tu.
Ma il bene che devi fare tu,
non puoi pensare che lo facciano gli altri.
Riempi la tua borraccia di bene e versala
nel barile di questo mondo... il resto viene da sé!
LA CITTA' SMEMORATA
Una volta, in una piccola città, uguale a tante altre, cominciarono a succedere dei fatti strani: i bambini dimenticavano di fare i compiti, i grandi dimenticavano di togliersi le scarpe prima di andare a dormire, nessuno si salutava più; le porte della Chiesa rimanevano chiuse, le campane non suonavano più... nessuno recitava né si ricordava più le preghiere. Un lunedì mattina però, un maestro domandò ai suoi alunni: "Perché ieri non siete venuti a scuola?" "Ma ieri era domenica - risposero gli scolari - e la domenica non c'è scuola!". "Perche?" chiese il maestro. Ma gli alunni non sapevano cosa rispondere.
Si avvicinavano le feste natalizie. "Perché suonano questa musica dolce? Perche sull'albero ci sono le candele?" Ma... nessuno sapeva rispondere.
Due amici avevano litigato e si erano insultati, fino a diventare rauchi.
"Ora non ho più nessun amico!" pensava tristemente uno di loro, e non sapeva che cosa fare.
La piccola città si faceva sempre più grigia e triste; la gente diventava ogni giorno più egoista e litigiosa. "Ho l'impressione di aver dimenticato qualcosa.." ripetevano tutti.
Il giorno di Natale soffiava un forte vento tra i tetti, così forte da smuovere le campane della Chiesa. La campana più piccola suonò. Improvvisamente la gente si fermò e guardò in alto.
E un uomo per tutti esclamò: Ecco che cosa abbiamo dimenticato:
ABBIAMO DIMENTICATO DIO
Se c'è ancora speranza in questo mondo
é solo perche risuona ancora il nome di Dio
BUONA SETTIMANA I CONTI TORNANO...
C'era una volta un uomo povero, piccolo e servo. Prestava il suo lavoro nella residenza di un padrone grande, superbo ed arrogante. Poiché il servo era piccolo e brutto, il padrone lo disprezzava al di là di ogni misura. Gli diceva: "Mi sembri un cane. Mettiti a quattro zampe... Ora saltella come i cagnolini". L'ometto obbediva come meglio poteva ed il padrone rideva a crepapelle. Ogni giorno obbligava il suo servo ad umiliarsi e lo esponeva alle canzonature dei suoi compagni. Ma un giorno l'ometto, d'un tratto, alzò la voce. Aveva qualcosa da dire. "Grande padrone mio, ho fatto un sogno. Ho sognato che eravamo morti tutti e due, tu ed io. Ci siamo presentati davanti al nostro grande Patrono san Pietro!" Il padrone, incuriosito, gli gridò: "Allora, parla!" Il servo continuò: "San Pietro ci esaminava con i suoi occhi che vedono fin dentro il cuore. Poi chiamò un angelo e gli ordinò: "Porta una coppa piena di miele trasparente". Il padrone incalzò: "Ed allora?" "Allora san Pietro disse: "Ricopri questo gentiluomo col miele della coppa d'oro". E l'angelo lo spalmò sopra il tuo corpo dalla testa ai piedi, cosicché tu eri raggiante di luce, come una statua d'oro trasparente nello splendore del cielo. Il padrone esultò: "Bene! Questo è giusto!" Poi aggiunse: "E tu?" "Per me il santo Patrono fece venire un angelo con un bidone pieno di escrementi e gli disse: "Coprilo tutto come meglio potrai! "Così fece l'angelo. Mi impiastricciò tutto il corpo ed io comparvi vergognoso e puzzolente nella luce del cielo. Il padrone approvò: "Proprio così ha da accadere! "Poi domandò ancora al servo: "Finisce qui la storia?" "Oh, no, mio padrone! San Pietro riprese a scrutarci con quei suoi occhi che vedono i cuori e comandò: "Ora leccatevi lentamente l'un l'altro!". Ed ordinò agli angeli di vegliare perché si adempisse la sua volontà...
Quello che abbiamo fatto agli altri, verrà fatto a noi. Nella bilancia della giustizia di Dio, un giorno o l'altro i conti tornano... |
Due alpinisti si arrampicavano su una strada impervia, mentre li flagellava un vento gelido. La tormenta stava per scatenarsi. Raffiche turbinanti di schegge di ghiaccio sibilavano fra le rocce. I due uomini procedevano a fatica. Sapevano molto bene che se non avessero raggiunto in tempo il rifugio sarebbero periti nella tempesta di neve. Mentre con il cuore in gola per l'ansia e gli occhi quasi accecati dal nevischio costeggiavano l'orlo di un abisso, udirono un gemito. Un pover'uomo era caduto nella voragine e, incapace di muoversi, invocava soccorso. Uno dei due disse: «È il destino. Quell'uomo è condannato a morte. Acceleriamo il passo o faremo la sua fine». E si affrettò, tutto curvo in avanti per opporsi alla forza del vento. Il secondo invece si impietosì e cominciò a scendere per le pendici scoscese. Trovò il ferito, se lo caricò sulle spalle e risalì affannosamente sulla mulattiera. Imbruniva. Il sentiero era sempre più oscuro. L'alpinista che portava il ferito sulle spalle era sudato e sfinito, quando vide apparire le luci del rifugio. Incoraggiò il ferito a resistere, ma all'improvviso inciampò in qualcosa steso di traverso sul sentiero. Guardò e non poté reprimere l'orrore: ai suoi piedi era steso il corpo del suo compagno di viaggio. Il freddo lo aveva ucciso. Lui era sfuggito alla stessa sorte solo perché si era affaticato a portare sulle spalle il poveretto che aveva salvato nel burrone. Il suo corpo e lo sforzo avevano mantenuto il calore sufficiente per salvare la vita.
Vuoi salvare la tua vita da questa società così fredda e spietata?
Ama il prossimo come te stesso...
IL PESO DELLA PREGHIERA
Ma come possiamo pensare di essere dimenticati?
Possibile che Dio ci abbia concepiti per poi abbandonarci,
e soprattutto nei momenti difficili? No, assolutamente!
E' proprio in quei momenti che ci porta a spalle. Ci crediamo?
Una donna infagottata in abiti fuori misura entrò nel negozio di alimentari. Si avvicinò al gestore del negozio e umilmente a voce bassa gli chiese se poteva avere una certa quantità di alimenti a credito. Spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva più lavorare e i loro quattro figli avevano bisogno di cibo.
L'uomo sbuffò e le intimò di togliersi dai piedi. Dolorosamente la donna supplicò: «Per favore, signore! Le porterò il denaro più in fretta che posso!» Il padrone del negozio ribadì duramente che lui non faceva credito e che lei poteva trovare un altro negozio nel quartiere.
Un cliente che aveva assistito alla scena si avvicinò al padrone e gli chiese di tentare almeno di accontentare la povera donna. Il droghiere, con voce riluttante, chiese alla donna: «Ha la lista della spesa?» Con un filo di speranza nella voce la donna rispose: «Sì, signore». «Bene!» disse l'uomo. «Metta la sua lista sulla bilancia. Le darò tanta merce quanto pesa la sua lista».
La donna esitò un attimo con la testa china, estrasse dalla borsa un pezzo di carta e scarabocchiò qualcosa in fretta, poi posò il foglietto con cautela su un piatto della bilancia, sempre a testa bassa.
Gli occhi del droghiere e del cliente si dilatarono per la meraviglia quando videro il piatto della bilancia abbassarsi di colpo e rimanere abbassato. Il droghiere, fissando la bilancia, brontolò: «È incredibile!». Il cliente sorrise e il droghiere cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull'altro piatto della bilancia. Sbatteva sul piatto scatole e lattine, ma la bilancia non si muoveva.
Così continuò e continuò, con una smorfia di disgusto sempre più marcata. Alla fine, afferrò il foglietto di carta e lo fissò, livido e confuso. Non era una lista della spesa. Era una preghiera:
"Mio Dio, tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno:
metto tutto nelle tue mani"
Il droghiere consegnò alla donna tutto ciò che le serviva, in un silenzio imbarazzato. La donna ringraziò e lasciò il negozio.
Solo Dio conosce il "peso" della tua preghiera...
"Avevo un ottimo rapporto con il Signore. Gli chiedevo delle cose, conversavo con Lui, lo lodavo, lo ringraziavo... Ma avevo sempre la sgradevole sensazione che Lui volesse che lo guardassi negli occhi... E io non lo facevo. Gli parlavo, ma distoglievo lo sguardo quando sentivo che mi stava guardando. Distoglievo sempre lo sguardo. E sapevo perché. Avevo paura. Pensavo che avrei trovato nei suoi occhi l'accusa di un qualche peccato di cui non mi ero pentito. Pensavo che avrei trovato una richiesta nei suoi occhi: ci sarebbe stato qualcosa che Lui voleva da me, e che io non volevo dargli. Un giorno finalmente mi feci coraggio e guardai. Non c'era nessuna accusa. Non c'era nessuna richiesta. Gli occhi dicevano solo: "Ti amo". Guardai a lungo in quegli occhi. Li scrutai. Ma il solo messaggio era: "Ti amo". Ed io uscii e, come Pietro, piansi."
Tu guardi negli occhi Dio
mentre ti dice “Ti amo”?
IL FABBRO
Si racconta di un fabbro che, dopo una gioventù piena di vizi, decise di dare una svolta alla sua inutile esistenza: Dio divenne l'unico punto di riferimento della sua vita. Durante molti anni lavorò con onesta, correttezza, praticò il bene e il senso del dovere, però, malgrado tutta questa sua dedizione, sembrava che nulla andasse bene nella sua vita, al contrario, i suoi problemi e i suoi debiti crescevano di giorno in giorno. Una bellissima sera, un amico che era andato a trovarlo, e che provava compassione per questa sua situazione difficile, gli disse: "E' realmente una cosa molto strana che, dopo aver deciso di cambiare la tua vita e diventare un uomo timoroso di Dio, la tua vita abbia cominciato a peggiorare. Non voglio diminuire la tua speranza, però, nonostante la tua fede in Dio, non hai migliorato in niente la tua vita". Il fabbro non rispose subito, aveva riflettuto queste cose parecchie volte, senza capire quello che stava succedendo nella sua vita, però, siccome voleva dare una risposta al suo amico, cominciò a parlare, e finì per trovare la spiegazione che cercava. Ecco cosa disse il fabbro: "In questa officina io ricevo il ferro prima di essere lavorato e devo trasformarlo in spade. Sai tu come si fanno le spade? Prima si scalda il ferro ad una caloria infernale fin che non diventa di un rosso vivo, subito dopo, senza nessuna pietà, prendo la mazza più pesante che ho e comincio a martellarlo parecchie volte finché il pezzo non prende la forma desiderata subito dopo lo immergo dentro un secchio pieno di acqua fredda, e tutta l'officina si riempie di rumore e di vapore, perché il pezzo molto caldo immerso nell'acqua fredda scoppietta a causa del violento cambiamento di temperatura. E devo ripetere questa operazione parecchie volte se voglio ottenere una spada perfetta, una sola volta non è sufficiente!" Il fabbro fece una lunga pausa e poi proseguì: "A volte il ferro che ho tra le mie mani non sopporta questo trattamento. Il calore, le martellate e l'acqua fredda lo riempiono di screpolature. Ed è in questo momento che mi rendo conto che mai si trasformerà in una bella lama di spada ed è allora che lo butto in una montagna di ferri vecchi che tu vedi all'ingresso della mia officina". Fece un'altra pausa e il fabbro così terminò: "So che Dio mi sta mettendo nel fuoco della sofferenza. Accetto le martellate che la vita mi dà, e a volte mi sento tanto freddo e insensibile come l'acqua che fa soffrire l'acciaio. Però, l'unica cosa che penso è: Dio mio, non smettere, fintanto che non riesco a prendere la forma che ti aspetti da me. Fammela prendere nella maniera che ti sembra migliore, impiegaci tutto il tempo che vuoi, però per favore, non mi buttare mai nel mucchio dei ferri vecchi che non servono a niente!"
"Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose,
perché con il fuoco si prova l’oro,
e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore."
(Sir 2, 4-5)
Grazie per la Tua Attenzione
PACE E GIOIA NEL CUORE
Fabrizio Artale
Un professore terminò la lezione, poi pronunciò le parole di rito: "Ci sono domande?". Uno studente gli chiese: "Professore, qual è il significato della vita?". Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise.
Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. "Ti risponderò".
Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: "Quando ero bambino, un giorno sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Presi il frammento più grande e lo conservai. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma il simbolo di quello che avrei potuto fare nella vita.
Anch'io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che sono, però, nonostante i miei limiti, posso riflettere la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la serenità, la tenerezza in tutti quei luoghi bui del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto.
Ecco, in questo per me sta il significato della vita..."
"Qual è il significato della tua vita?"...
Un uomo si mise a sedere in una stazione del metro a Washington DC ed iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante
questo tempo, poiché era l'ora di punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro.
Passarono 3 minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.
Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non essere in ritardo sulla tabella di marcia.
Alcuni minuti dopo, il violinista ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare.
Pochi minuti dopo, qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e ricominciò a camminare.
Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il violinista.Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino
continuò a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li forzarono a muoversi.
Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6 persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi, ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando
finì di suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci fu alcun riconoscimento.
Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell, uno dei più grandi musicisti al mondo.
Suonò uno dei pezzi più complessi mai scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari.
Due giorni prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari.
Questa è una storia vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione del metro fu organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento sociale sulla percezione, il
gusto e le priorità delle persone.
La domanda era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza? Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto inaspettato?".
Una delle possibili conclusioni di questo esperimento potrebbe essere: :
"Se non abbiamo un momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo perdendo?".
UN VECCHIO VIOLINO
Ad una vendita all'asta, il banditore sollevò un violino.
Era impolverato, graffiato e scheggiato.
Le corde pendevano allentate e il banditore pensava non valesse la pena di perdere tanto tempo con il vecchio violino, ma lo sollevò con un sorriso.
"Che offerta mi fate, signori?" gridò.
"Partiamo da... 50 euro!".
"Cinquantacinque!" disse una voce.
Poi sessanta. "Sessantacinque!" disse un altro. Poi settanta.
"Settanta euro, uno; settanta euro, due; settanta euro..."
Dal fondo della stanza un uomo dai capelli grigi avanzò e prese l'archetto.
Con il fazzoletto spolverò il vecchio violino, tese le corde allentate, lo impugnò con energia e suonò una melodia pura e dolce come il canto degli angeli. Quando la musica cessò, il banditore, con una voce calma e bassa disse:"Quanto mi offrite per il vecchio violino?".
E lo sollevò insieme con l'archetto.
"Cinquecento, e chi dice mille euro? Mille!
E chi dice millecinquecento? Millecinquecento, uno; millecinquecento, due;
millecinquecento e tre, aggiudicato!" disse il banditore.
La gente applaudì, ma alcuni chiesero:
"Che cosa ha cambiato il valore del violino?". Pronta giunse la risposta:
"Il tocco del Maestro!".
Se in qualche circostanza della vita ci si ritrova
come vecchi violini, inutili, impolverati,
graffiati e scheggiati; niente paura.
Abbiamo una certezza:
siamo in grado di fare cose meravigliose.
Basta "il tocco del Maestro"...
IL VECCHIO VERDURAIO
C'era una volta una famiglia serena e tranquilla che viveva in una piccola casa di periferia. Una sera i membri della famiglia erano seduti a cena, quando udirono bussare alla porta. Il padre andò alla porta e l'aprì. C'era un vecchio in abiti laceri, con i pantaloni strappati e senza bottoni. Portava un cesto pieno di verdura. Chiese alla famiglia se volevano acquistare un po' di verdura. Loro lo fecero subito, perché volevano che se ne andasse. Con il tempo, il vecchio e la famiglia fecero amicizia. L'uomo portava la verdura per la famiglia ogni settimana. Scoprirono che soffriva di cataratta e che era quasi cieco. Ma era così gentile che impararono ad aspettare con ansia le sue visite e ad apprezzare la sua compagnia. Un giorno, mentre consegnava la verdura, il vecchio disse: "Ieri ho ricevuto un grande regalo! Ho trovato fuori della mia casa un cesto di vestiti che qualcuno ha lasciato per me". Tutti quanti, sapendo quanto lui avesse bisogno di vestiti, dissero: "Ma è meraviglioso!" E il vecchio cieco disse: "Ma la cosa più bella è che ho trovato una famiglia che aveva davvero bisogno di quei vestiti"...
AUGURO A TUTTI NOI LA CONCRETEZZA DELLA CARITA'
E DEL DONO GRATUITO DELLA NOSTRA VITA
VERSO TUTTI COLORO
CHE IMPLORANO IL NOSTRO AIUTO...
Grazie per la Tua Amicizia
PACE E GIOIA NEL CUORE
Fabrizio Artale
Uniti SI Vince...
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Odore di pioggia(tłumaczenie Katarzyna Pawłowska)
Marzo, un freddo vento soffiava contro una finestra di un’ospedale di Dallas, in quel momento entrava un dottore nella camera di Diana Blessing, la quale era dopo un’intervento
chirurgico.
Suo marito, David, le teneva stretta la mano mentre attendevano notizie. Il pomeriggio prima, il 10 Marzo, delle complicazioni l’avevano costretta ad un parto cesario alla 24 settimana, che
avrebbe dovuto far nascere la figlia della coppia, Danę Lu Blessing.
I neo genitori erano a conoscenza che la neonata pesava 708 g. e raggiungeva 30 e mezzo cm. di lunghezza, che era ancora immatura, ma nonostante tutto le parole del dottore li
colpirono.
"Non credo che la bambina abbia molte probabilita` di soppravivere," disse loro piu` delicatamente che pote`.
"Ci sono solo il 10 per cento che sopravviva alla notte, ed anche se cio` accadesse per qualche miracolo le probabilita’ che abbia complicazioni future e’ molto
alta"
Paralizzati dalla paura i coniugi David i Diana ascoltavano le parole del dottore che descriveva loro tutti i problemi che avrebbe dovuto affrontare la neonata.
Non essere mai in grado di camminare, parlare, di vedere, ritardata mentalmente e molto altro ancora.
Wszystko co mogła wyksztusić Diana to zaprzeczenie.
Diana con il marito David ed il loro figlioletto di 5 anni, speravano tanto che un giorno Dana avrebbe allietato la loro famiglia.
Ed ora, nel giro di poche ore, vedevano tutti i loro sogni e desideri allontanarsi per sempre.
Ma i loro guai non erano finiti, il sistema nervoso della piccola non era ancora sviluppato. Quindi qualunque carezza, bacio o
abbraccio era per Dana pericoloso, i famigliari sconsolati non potevano neanche trasmetterle il loro amore, dovevano evitare di avvicinarsi a lei. Tutto quello che potevano fare era di pregare il
Signore che si prendesse cura della loro piccola, che la cullasse e la facesse sentire amata.
Non credettero alla
loro fortuna quando Dana comincio` a migliorare.
Passavano le settimane e la piccola continuava a prendere peso e diventare piu` forte.
Finalmente, quando Dana compi` 2 mesi i suoi genitori poterono abbracciarla per la prima volta.
Due mesi dopo, mentre i dottori li avvertivano che avrebbe potuto peggiorare in qualunque momento, Dana usci` dall` ospedale e finalmente ando` a casa con la sua famiglia.
Cinque anni dopo Dana, era diventata una bambina serena che guardava verso il futuro con fiducia e con tanta voglia di vivere.
Non c`erano segni di deficenza fisica o mentale, era una bambina normale che viveva la sua vita. Ma questa non e` la fine della nostra storia.
Un caldo pomeriggio del1996 Dana era seduta in braccio della mamma, erano in un parco non lontano da casa (Irving, Texas) dove suo fratello Dustin giocava a calcio con i suoi
amici.
Come sempre chiacchierava felice con la sua mamma, quando all’improvviso si zitti`. Si abbraccio` e chiese alla mamma "Lo
senti? "
Diana sentendo nell`aria che si avvicinava la pioggia rispose "Si. Profuma come quando sta` per piovere."
Dana chiuse gli occhi e ridomando`, "Lo senti?"
Ancora una volta la mamma gli rispose, "Mi sa che tra un po` saremo tutte bagnate, sta per piovere."
Dopo un po`, Dana, alzo` la testa e accarezzandosi le braccia esclamo`,
"No, profuma come LUI.
Profuma come quando Dio ti abbraccia forte."
Diana comincio` a piangere calde lacrime mentre la bambina raggiungeva le sue amiche per giocare con loro.
Le parole della figlia avevano confermato cio` che sapeva in cuor suo, da tanto tempo ormai.
Durante tutto il periodo in ospedale, mentre lottava per la sua vita, Dio si era preso cura della piccola abbracciandola cosi` spesso che il suo profumo era rimasto impresso nella memoria di
Dana.